• Serum concentrations of beta-hexachlorocyclohexane in groups of the Italian general population: a human biomonitoring study Research and Methodologies

    Ingelido, Anna Maria; Abballe, Annalisa; Marra, Valentina; Valentini, Silvia; Ferro, Annamaria; Porpora, Maria Grazia; Barbieri, Pietro Gino; De Felip, Elena

    Resumo em Italiano:

    Il beta-esaclorocicloesano (β-HCH) è un inquinante ambientale a elevate persistenza e tossicità recentemente proposto per l'inclusione nella Convenzione di Stoccolma sui persistent organic pollutants (POPs). La sua presenza nell'ambiente è stata determinata dal vasto uso dell'esaclorocicloesano (HCH) tecnico, una miscela di diversi isomeri di cui il β-HCH rappresenta il componente a più elevata persistenza. Sebbene l'uso dell'HCH sia stato bandito nei Paesi dell'Unione Europea da molto tempo, il β-HCH è ancora presente nell'ambiente. L'esposizione umana avviene essenzialmente per via alimentare e può essere causa di rischio sanitario in aree contaminate, in particolare quando in queste vengano consumati alimenti di produzione locale. I dati di esposizione della popolazione generale italiana a β-HCH sono scarsi, e questo rende difficile rilevare e interpretare un eventuale incremento espositivo. Nel presente studio sono stati analizzati 116 campioni di siero di soggetti di ambo i sessi residenti in tre città italiane a diversa collocazione geografica. Le concentrazioni del β-HCH sono risultate essere comprese nell'intervallo 1,64-300 ng/g grasso, con una mediana di 18,0 ng/g grasso e un 90esimo percentile di 65,9 ng/g grasso. I valori riscontrati sono in linea con quelli generalmente osservati nei paesi dell'Europa occidentale.

    Resumo em Inglês:

    Because of its persistence and toxicological profile, beta-hexachlorocyclohexane (β-HCH) has been proposed for inclusion in the Stockholm Convention on persistent organic pollutants (POPs). Although the use of technical HCH, which is the primary source of β-HCH in the environment, has been banned in the EU in 1978 and progressively at a global level, β-HCH is still detectable in the general environment worldwide. Human exposure mostly occurs via food and may be of concern in areas where illegal use and/or improper disposal of stockpiles occurred and locally grown food is consumed. Exposure of the Italian general population to β-HCH has been poorly characterised. Lack of human biomonitoring data severely hinders the ability to interpret potential increases in exposure related to situations of environmental risk. We carried out a human biomonitoring study aimed to provide baseline information on background exposure of the Italian general population to this pollutant. For this purpose, we analysed 116 serum samples from groups of subjects of both sex from the general population residing in three Italian towns at different latitudes. Serum concentrations of β-HCH resulted to be comprised between 1.64 and 300 ng/g fat, with a median value of 18.0 ng/g fat and a 90th percentile of 65.9 ng/g fat. The serum concentrations detected are in line with those detected in most Western European countries.
  • Differences in the presence of allergens among several types of indoor environments Research and Methodologies

    Brunetto, Barbara; Barletta, Bianca; Brescianini, Sonia; Masciulli, Rosalba; Perfetti, Luca; Moscato, Gianna; Frusteri, Liliana; Schirru, Maria Antonietta; Pini, Carlo; Di Felice, Gabriella; Iacovacci, Patrizia

    Resumo em Italiano:

    L'esposizione agli allergeni indoor può avvenire sia nelle abitazioni che nei luoghi pubblici. Per effettuare un confronto relativo alla presenza di allergeni indoor in differenti ambienti (scuole, uffici e abitazioni) sono stati raccolti campioni di polvere da mobili, scrivanie, materassi e pavimenti mediante procedura standardizzata. I campioni sono stati analizzati per il contenuto di Der p 1, Der f 1, Mite group 2 (acari) e Fel d 1 (gatto) mediante saggi ELISA. Gli allergeni degli acari sono stati riscontrati raramente nelle scuole e negli uffici, ma frequentemente nelle abitazioni. Fel d 1 è stato rilevato con elevata frequenza in ogni ambiente esaminato. In conclusione le abitazioni, piuttosto che i luoghi pubblici, possono rappresentare l'ambiente più a rischio per l'esposizione agli allergeni degli acari, mentre tutti gli ambienti possono costituire un rischio per l'esposizione agli allergeni del gatto.

    Resumo em Inglês:

    Exposure to indoor allergens can occur both at home and in public places such as schools and workplaces. To investigate and compare the presence of indoor allergens in different kind of environments (schools, offices and homes), dust samples were collected from furniture, desks, mattresses and floors with a standardized procedure. Samples were analyzed for Der p 1, Der f 1, Mite group 2 (mites) and Fel d 1(cat) by monoclonal antibody ELISA assay. Mite allergens were detected with low frequencies in schools and workplaces and with high frequency in homes. Fel d 1 was found with high frequency in every examined environment. Homes rather than public places can represent the environment where people can easier incur in mite allergy. All environments could be at risk for cat allergen exposure.
  • Exposure to indoor allergens and association with allergy symptoms of employees in a work environment Research and Methodologies

    Brunetto, Barbara; Brescianini, Sonia; Barletta, Bianca; Butteroni, Cinzia; Rotondi, Daniela; Masciulli, Rosalba; Aliberti, Malaguti; Pini, Carlo; Di Felice, Gabriella; Iacovacci, Patrizia

    Resumo em Italiano:

    L'esposizione agli allergeni indoor costituisce un importante fattore di rischio per lo sviluppo di allergie. L'obiettivo di questo articolo è valutare i livelli degli allergeni degli acari, del gatto e del lattice in campioni di polvere raccolti in un ambiente lavorativo, al fine di stabilire una eventuale relazione tra l'esposizione a questi allergeni ed i sintomi di allergia manifestati dai dipendenti. La concentrazione degli allergeni è stata analizzata in sessanta campioni e 144 dipendenti hanno compilato un questionario avente lo scopo di valutare eventuali sintomi di allergia. Nonostante l'elevata frequenza degli allergeni del lattice, non esiste associazione tra sintomi ed esposizione a questi allergeni. La presenza di allergeni degli acari è stata riscontrata in una minoranza di ambienti. L'allergene del gatto è l'allergene indoor più diffuso nell'ambiente lavorativo esaminato e l'esposizione a tale allergene può costituire un rischio per i dipendenti.

    Resumo em Inglês:

    Exposure to indoor allergens is an important risk factor for sensitisation and respiratory allergy. The aim of this paper was to evaluate the levels of mite, cat and latex allergens in dust collected from an indoor workplace and to assess whether the exposure to these allergens was associated with the allergy symptoms reported by employees. Sixty dust samples were collected. Allergen concentrations were measured with antibody based ELISAs. All 144 participants compiled a questionnaire exploring possible symptoms of allergy. No association between latex allergen exposure and symptoms was found in spite of the high frequency of latex allergens. Mite allergens were detected in a minority of rooms. Cat allergen was the most important indoor allergen in the sampled workplace and exposure to this allergen could represent a risk for employees.
  • Angular deflection of rotary nickel titanium files: a comparative study Research and Methodologies

    Gambarini, Gianluca; Testarelli, Luca; Milana, Valerio; Pecci, Raffaella; Bedini, Rossella; Pongione, Giancarlo; Gerosa, Roberto; De Luca, Massimo

    Resumo em Italiano:

    Recentemente è stato sviluppato un nuovo metodo di costruzione degli strumenti endodontici rotanti (RNT), attorcigliando filamenti di nickel e titanio. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare se il nuovo metodo di produzione incrementa la deflessione angolare degli strumenti rotanti endodontici, comparando quelli prodotti con il nuovo processo di produzione con quelli realizzati con metodiche tradizionali di tornitura. Le prove sono state eseguite su un totale di 40 strumenti dei seguenti commercialmente reperibili: Twisted Files (TF), Profile, K3 e M2. Tutti gli strumenti sottoposti alle prove erano delle stesse dimensioni (taper 0.06 and tip size 25). Le procedure di prova hanno seguito fedelmente quanto indicato nella normativa ISO 3630-1. I dati ottenuti sono stati analizzati statisticamente tramite il test ANOVA. I risultati hanno mostrato che gli strumenti TF presentano un livello di deflessione angolare più elevato (P<0.05) di quelli RNT costruiti con processo di tornitura. Poiché la deflessione angolare rappresenta la quantità di rotazione (e di conseguenza di deformazione) che uno strumento RNT può sopportare prima della rottura a torsione, un tale significativo miglioramento rappresenta una caratteristica auspicabile per l'uso clinico degli strumenti endodontici esaminati nell'ambito di questo studio.

    Resumo em Inglês:

    A new manufacturing method of twisting nickel titanium wire to produce rotary nickel titanium (RNT) files has recently been developed. The aim of the present study was to evaluate whether the new manufacturing process increased the angular deflection of RNT files, by comparing instruments produced using the new manufacturing method (Twisted Files) versus instruments produced with the traditional grinding process. Testing was performed on a total of 40 instruments of the following commercially available RNT files: Twisted Files (TF), Profile, K3 and M2 (NRT). All instruments tested had the same dimensions (taper 0.06 and tip size 25). Test procedures strictly followed ISO 3630-1. Data were collected and statistically analyzed by means ANOVA test. The results showed that TF demonstrated significantly higher average angular deflection levels (P<0.05), than RNT manufactured by a grinding process. Since angular deflection represent the amount of rotation (and consequently deformation) that a RNT file can withstand before torsional failure, such a significant improvement is a favorable property for the clinical use of the tested RNT files.
  • Effect of high-pass filtering on ECG signal on the analysis of patients prone to atrial fibrillation Research and Methodologies

    Censi, Federica; Calcagnini, Giovanni; Triventi, Michele; Mattei, Eugenio; Bartolini, Pietro; Corazza, Ivan; Boriani, Giuseppe

    Resumo em Italiano:

    Scopo di questo studio è di valutare l'effetto delle tecniche di filtraggio del segnale ECG sull'analisi dell'onda P nel dominio del tempo. L'analisi è stata svolta su registrazioni ECG multi-derivazione ottenute da pazienti sottoposti a cardioversione per fibrillazione atriale cronica. Sono state analizzate diverse tecniche di filtraggio passa-alto e 3 valori di frequenze di taglio: filtri Bessel e Butterworth a 4 e 2 poli, bidirezionali e unidirezionali, a 0.01, 0.05 e 0.5 Hz. Un'interpolazione lineare battito-battito effettuata su ciascuna onda P è stata usata come tecnica di riferimento per la rimozione delle oscillazioni della linea di base. I risultati mostrano che il filtraggio dell'ECG incide sulla stima della durata dell'onda P in modo dipendente dal tipo di filtro usato: in particolare, i filtri bidirezionali provocano una variazione trascurabile della durata dell'onda P, mentre quelli unidirezionali causano un aumento dello stesso parametro anche maggiore dell'8%.

    Resumo em Inglês:

    The aim of this study was to assess the effect of filtering techniques on the time-domain analysis of the ECG. Multi-lead ECG recordings obtained from chronic atrial fibrillation (AF) patients after successful external cardioversion have been acquired. Several high-pass filtering techniques and three cut-off frequency values were used: Bessel and Butterworth four-pole and two-pole bidirectional and unidirectional filters, at 0.01, 0.05 and 0.5 Hz low cut-off frequency. As a reference, a beat-by-beat linear piecewise interpolation was used to remove baseline wander, on each P-wave. Results show that ECG filtering affects the estimation of P-wave duration in a manner that depends upon the type of filter used: particularly, the bidirectional filters caused negligible variation of P-wave duration, while unidirectional ones provoked an increase higher than 8%.
  • Behavioural indicators of pain in crustacean decapods Research and Methodologies

    Gherardi, Francesca

    Resumo em Italiano:

    Il tema della "sofferenza" da parte degli invertebrati è assai controverso. Da un punto di vista operativo, il problema potrebbe essere affrontato analizzando le risposte nei confronti di stimoli potenzialmente dolorosi e la complessità del comportamento come indice delle loro capacità cognitive. Ai dati ottenuti è possibile applicare l'argomentazione per analogia. Il comportamento osservato è confrontato con quello degli animali "superiori", dove le similarità eventualmente riscontrate potrebbero indicare la capacità degli invertebrati a possedere esperienze analoghe a quelle dei vertebrati. In questa revisione, si discuteranno alcuni esempi tratti dalla letteratura dei Crostacei Decapodi che potrebbero suggerire la loro natura di animali "senzienti". Si osserverà, comunque, che la ricerca in questo settore è ancora limitata. Gli studi che esaminano la relazione tra risposte comportamentali e stimoli dolorosi sono scarse e le varie pubblicazioni che evidenziano comportamenti complessi nei decapodi riguardano un esiguo numero di specie. Al contrario, anche in risposta all'attesa revisione della legislazione europea in tema di benessere animale, appare necessario rivolgere maggiore interesse scientifico al problema della sofferenza negli invertebrati.

    Resumo em Inglês:

    Whether invertebrates are able or not to experience pain is a highly controversial issue. An operative way to solve such a controversy might be to investigate their responses to potentially noxious stimuli and to collect evidence of their behavioural complexities as proxies of cognitive capacities. The principle of argument-by-analogy can be then applied to these data: the behaviour displayed by invertebrates is compared with that of "higher" animals, its similarity denoting the former's capacity to have analogous experiences. Here, the author discusses some examples, extracted from the literature on crustacean decapods, that pinpoint their nature of "sentient" animals. This review, however, also shows that research is still scanty in the field. The studies that examine the potential links between stress responses and pain experience are few, and the several papers that help elucidate cognitive abilities in decapods have been limited to a few taxa and are not specifically directed to the question of "sentience". On the contrary, also in the light of the expected revision of the current EU legislation in the matter, more scientific efforts should be expended on exploring the issue of pain experience in invertebrates.
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